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NEROPIOGGIA

di Flavio Soriga

 

 

Alessandra Cigliutti classe III A 
RECENSIONE Flavio Soriga, Neropioggia, Bompiani.

Un luogo, la Sardegna, una città, Nuraiò, dove non succede mai nulla.
Un’isola che immagini tranquilla, l’ideale per trascorrere le vacanze estive: sole splendente, scogli lisci e luccicanti che ne riflettono il calore, tuffi, risate e serenità.
No, non è questo lo sfondo del romanzo di Flavio Soriga, non la Sardegna dei nostri sogni, ma una Sardegna grigia e inospitale come i nostri giorni tristi.
E' una mattina, nera di pioggia, in cui nessuno avrebbe voglia di uscire. C’è il mercato, e le vecchie signore si affrettano a fare gli ultimi acquisti, ignare che una donna dai capelli rossi e con occhi color caffè forte, le sta osservando dalla finestra della sua piccola mansarda.
Sarà proprio l'omicidio di quella donna, Marta Deiana, che romperà il silenzio della cittadina, in quel martedì in cui la pioggia batte sui vetri delle finestre, sui tetti delle case e sull’asfalto nero delle strade.
Sarà forse stato il marito, Efisietto Marras, geloso ed irritato dalle relazioni di Marta con altri uomini e dalla decisione della moglie di lasciarlo, per andare a vivere da sola, ad ucciderla? O il più grande amore della donna, Padre Alberto Sannìo, suo giovane ex alunno, ed ex calciatore, il quale sta per intraprendere un viaggio in Terra Santa per riuscire a dimenticarla; o gli altri amanti, come Nicola Rau, che tradisce la propria sposa con altre donne, forse due o forse tre, proprio nel giorno dell’anniversario del loro matrimonio; o forse i crocifissori di cani, persone sconosciute di cui si conosce solamente l’ombra?
Un testimone chiave è Salvatore, uomo ormai già avanti con l’età, scontroso con tutti, desideroso di solitudine e legato d’affetto soltanto alla sua amata cagnolina Cenerina.
Anche il personaggio del giornalista Giovanni, conoscente e quasi amico del maresciallo, riveste una certa importanza nel romanzo, poiché sembra conoscere troppe cose, riguardanti traffici illeciti che si sono verificati nel paese.
Il maresciallo Martino Crissanti, tra incubi e dubbi, dovrà scoprire il mistero che oscura Nuraiò.
Crissanti, piccolo uomo del nord, durante le indagini del delitto rende comprensibile le proprie riflessioni e ripercorre il proprio passato, partendo dall’infanzia fino a quando, ormai adulto, avrebbe desiderato proseguire gli studi per diventare antropologo, ma senza mai riuscire a conseguire la laurea.
Così si ritrova ad essere maresciallo dei Carabinieri di Nuraiò, ad indagare pur sempre i comportamenti e le anomalie che caratterizzano la vita degli uomini.
Il romanzo, che può apparire inizialmente lontano dal genere “giallo”, nella seconda parte induce il lettore ad immedesimarsi profondamente nella vicenda, coinvolgendolo così tanto da non permettergli più di staccare gli occhi dalle pagine, nell’intento di scoprire l’assassino e i motivi del delitto.
Scritto in un registro linguistico che utilizza forme lessicali, verbali e una punteggiatura molto particolari, il romanzo descrive gli avvenimenti della gente di Nuraiò, i loro tormentosi sentimenti, in maniera profondamente realistica e può diventare una forma diriflessione anche sulla nostra stessa vita.
La vicenda si svolge in un’atmosfera inquietante, che riflette i vissuti dei personaggi. Lo scroscio della pioggia gelida e fredda come il sangue dell’assassino, che scende giù da un cielo scuro, cupo, sembra una furia, che ci accompagna durante la lettura, insieme a sensazioni di dolore e amore, pensieri di cose passate, che ormai non si possono più cambiare.
Non si possono più cambiare gli atti svolti e cancellare gli errori e così le persone si portano dentro per tutta la vita il rimorso, non possono raccontare, anche se lo vorrebbero, per potersi salvare dall’orrore di una cella che non sarà veramente loro fino a quando non verranno scoperti i peccati commessi.

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