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26.05.2017 Via Ferrata di Caprie



Ho riniziato da poco a frequentare l'ambiente montano, cercando anche di essere costante nell'arrampicata.

Per quella, per ora, mi sono fermata alla palestra artificiale nell'attesa dell'occasione per andare in falesia.

Certo è che, con questa premessa e visti gli anni precedenti, l'attesa delle uscite del venerdì si faceva sempre più irrequieta.

C'era la voglia di sperimentare nuovamente, la voglia di mettersi in gioco, di provare.

Di sentire nuovamente la roccia che ti infonde energia.

Anche se la titubanza era ed è sempre lì, a braccetto.

Finalmente è arrivata la serata in cui si propone un'uscita al venerdì.

Purtroppo, per quel venerdì mi sono già presa un impegno alla sera.

Qualcuno però propone la Val di Susa. A quel punto, potrei unire le due cose.

Ci medito su e attendo la conferma finale.

La meta è la Ferrata di Caprie.

E' un luogo per me importante.


Nel 2010 è stato il mio "battesimo" su Via Ferrata, da dove ho poi iniziao ad arrampicare ed a provare a diventare un'alpinista.

Nel 2014 è stata la volta del corso per Accompagnatrice Sezionale di Alpinismo Giovanile.

Due momenti importanti, all'interno del mio percorso di vita.

Questa volta non ci sono prove, un semplice pomeriggio tra appassionati.

Anche se in cuor mio, io vorrei mettermi alla prova.... provare a farcela da sola.

Metto già in conto che non riuscirò a fare la ferrata, al massimo posso fare il primo pezzo ma, ho comunque sempre la possibilità di raggiungere la cima tramite sentiero.

E così inizia l'avventura....

Arriviamo all'attacco della ferrata, dove ci si prepara.

Trovo strano quando Carlino risponde "sì, ma vorrei che qualcuno controllasse" intendendo il set da ferrata ed il suo posizionamento all'imbrago.

Mi è sembrato si stesse riferendo a qualcuno in particolare, ma non ho prestato più di tanta attenzione. Attendevo la partenza.

Finalmente partiamo.

Siamo lenti, ma la cosa non mi dispiace. Infondo anche io sono lenta.

Inizia a dispiacermi quando vedo Carlino in difficoltà.

Purtroppo mantenere le distanze è difficile, siamo appena partiti e siamo ancora tutti vicini.

Tra me inizio a pensare... "Ma perchè? lui non dovrebbe avere problemi.." "Uhmm, siamo troppo vicini... se scivola non la vedo bene"

"Ok, non pensiamoci... manteniamo le distanze e aspettiamo"

Intanto cerco di distrarmi guardando altrove, il paesaggio ecc. ma non funziona molto.

Inizio a sudare freddo ed a salirmi l'ansia.

Non sono tranquilla ed inizio ad andare in difficoltà anche io.

Non mi va di proseguire con l'agitazione addosso.

Mi guardo attorno, potrei ancora tornare indietro.

Dico a Flavio ed Elisa di passare, ma ascolto Flavio e mi attacco al cavo.

Sono nuovamente ferma e l'attesa mi è snervante.

Non posso continuare, sarebbe sempre peggio.

Così "mi accosto"e lascio passare Elisa e Flavio. (ovviamente non senza incompresnioni)

C'è uno scambio di parole che mi fa innervosire e vorrei piangere, ma dall'altra parte mi fa scendere infretta senza preoccuparmi tanto delle mie paure e insicurezze.

Cosa che ho notato anche in altre situazioni.

Quando mi innervosisco, poi sembro un caterpillar. (non che la cosa mi faccia piacere)

Visto questo slancio, sono partita a razzo anche sul sentiero.

Ma tranquilli, a metà mi sono arenata ;)

Ma sono riuscita a rallentare, senza fermarmi e fare soste lunghe. Solo qualche secondo qua e là per riprendere fiato.

E accarezzare la roccia...

Un allenamento anche questo ;)

Comunque in cima ci sono arrivata.

Che in fondo era l'obbiettivo principale.

Un po' per me ma, soprattutto per portare una preghiera importante e lasciarla là, custodita dalla natura. Un po' come una bandiera di preghiera.



Il giorno dopo, sorpresa...

Carlino che mi telefona, pensando che io non abbia fatto la ferrata per il suo stesso problema.

Parlando di suole, scarponi ecc. e di chi accompagna....

Ma di questo, magari ne riparleremo in un'altra riflessione.

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